Introduciamo la supervisione psicologica per i nostri vigili urbani, per evitare fenomeni di burn out e frenare l’alto turn over.

In occasione del Consiglio Comunale di martedì 10 dicembre 2024, dove si discuterà del rinnovo della convenzione sulla polizia locale intercomunale fra il nostro Comune, Casier e Preganziol, abbiamo presentato una mozione incidentale per introdurre il servizio di supervisione psicologica per i nostri agenti.
La proposta ci è venuta naturale, dopo aver audito in commissione il comandante del corpo intercomunale Stefano Forte, che ha spiegato come l’organico del corpo sia in forte sofferenza e che si faccia fatica così a garantire livelli di servizio accettabili per la cittadinanza. Questo inevitabilmente aumenta responsabilità e carichi di lavoro sugli agenti in turno, generando a sua volta un alto livello di turn over o di richieste di riassegnazione a ruoli amministrativi da parte degli agenti.
Con il termine anglosassone “Burn out” (letteralmente significa “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”) si intende una sindrome derivante da stress cronico, associato al contesto lavorativo, che non si riesce a gestire adeguatamente. Essa è caratterizzata da una serie di fenomeni di affaticamento, delusione e logoramento psico-fisico che sfociano in prostrazione quotidiana e disinteresse per la propria attività professionale. Le categorie più a rischio sono le professioni considerate “Help profession”, cioè le professioni preposte alla sicurezza pubblica, alla gestione delle emergenze, all’aiuto, alla cura ed assistenza dei cittadini, quali infermieri, medici, insegnanti, vigili del fuoco, forze dell’ordine, etc., dove il contatto quotidiano con le sofferenze fisiche ed emotive delle persone mette a dura prova la serenità dell’operatore.
Una spirale davvero pericolosa, che può comportare gravi danni per il benessere psichico ed emotivo dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolte. Non solo, a perderci in termini di qualità del servizio è l’ente stesso, che investe nella formazione del personale che poi non rimane e deve sempre assumere del nuovo personale, perdendone in conoscenze, competenze e radicamento sul territorio.
La supervisione è un metodo di lavoro di gruppo destinato alle professioni di cura e d’aiuto, che ha come scopi la formazione psicologica alla relazione con l’utenza, il supporto al ruolo di cura e la promozione del benessere lavorativo. Il gruppo ha dimensioni raccolte e la metodologia impiegata prevede la discussione collettiva di un caso clinico “problematico” presentato da un partecipante con l’aiuto di uno o due conduttori. La discussione non verte primariamente sugli aspetti tecnici del trattamento, ma sull’esperienza emotiva della relazione di cura da parte dei suoi protagonisti. Per cui l’obiettivo non sarà quello di “correggere” o “giudicare” l’operato del professionista, ma di sviluppare una mentalità psicologica che sostenga nella comprensione del paziente e nella relazione che si costruisce con lui.
Il gruppo diventa il luogo emotivo e relazionale a cui affidare le proprie ansie lavorative e in cui ricevere ascolto e rispecchiarsi con altri professionisti. Verificare che la propria esperienza può essere simile a quella degli altri e la percezione di essere compreso e sostenuto, permette di ridurre i fattori di stress; mentre la riflessione sulle dinamiche emotivo-relazionali del caso può aiutare a sviluppare strategie di intervento più efficaci e soddisfacenti.
I Consiglieri Comunali di minoranza

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